
Haruki Murakami, Wada Makoto
Ritratti in jazz
Murakami Haruki ha gestito un jazz club per molti anni, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura: leggendo “Ritratti in jazz” si ha l’impressione di essersi appena seduti a uno dei tavoli del locale a bere qualcosa, mentre un vecchio amico racconta quello che si sta ascoltando. Il tono è confidenziale, caldo, privo di specialismi, eppure pieno di informazioni, curiosità, aneddoti.
Quello, però, che più colpisce è la passione sincera e bruciante che ogni “ritratto” trasmette: Murakami riesce veramente a far “sentire” il brano o il disco di cui parla. “Ritratti in jazz” regala al lettore un Murakami allo stesso tempo inedito e riconoscibile.
Riconoscibile perché il jazz, ancora più della corsa, è una passione che forma l’ossatura stessa della sua opera creativa. I suoi romanzi sono pieni di jazz, allusioni a dischi e musicisti: in un’ipotetica ricetta della poetica di Murakami, il jazz è ingrediente fondamentale e i suoi lettori lo sanno bene. Inedito perché mai come in questo libro si ha l’impressione di sentire la voce autentica e senza mediazioni narrative di Murakami, come se il lettore entrasse nel suo mondo più quotidiano e genuino.
Il libro è composto da cinquantacinque schede che, a partire dal ritratto di un musicista dipinto dall’artista Wada Makoto, commentano un disco storico. Ogni scheda, nelle mani di Murakami, diventa un piccolo racconto, un frammento di memoria autobiografica o il fulmineo ritratto di un artista e di un’epoca.


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